La Camera Penale di Livorno ancora una volta è costretta ad intervenire sull’uso, da
parte della locale testata giornalistica, di una modalità di dare e “fare” notizia,
brutalmente lesiva delle garanzie costituzionali poste a presidio della difesa
dell’imputato nel processo penale. Vogliamo però intervenire anche su un tipo di
giornalismo che è fuorviante e tendenzioso, oltre che dannoso per tutti. Il titolo, a
caratteri cubitali, comparso nella cronaca locale de Il Tirreno del 2 dicembre
rappresenta l’esistenza, data per certa, di un gravissimo fatto violenza sessuale ai
danni di una donna, marchiato addirittura di rosso nonché virgolettato; fatto, che non
trova tuttavia corrispondenza nel corpo dell’articolo, anche se le virgolette rimandano
immediatamente all’idea di una sentenza già pronunciata.
Se il lettore o la lettrice si addentra però nel vivo dell’articolo, scoprirà con sorpresa
che il fatto di stupro è ancora tutto da accertare e che si aprirà a breve un intero
dibattimento con tanto di prove per verificare le eventuali responsabilità degli
imputati.
Scoprirebbe quindi, se il giornalista avesse a cuore l’attenta e precisa ricostruzione dei
fatti, che i giovani incriminati sono innocenti per il nostro ordinamento, e lo saranno
finché una sentenza definitiva della Repubblica Italiana non stabilirà il contrario, e che
come tali devono essere trattati e rappresentati, anche e soprattutto dalla stampa. Il
rinvio a giudizio non rappresenta una condanna ma il passaggio ad una fase
processuale successiva nella quale gli imputati saranno messi in condizione di poter
svolgere appieno le loro difese. L’uso di un termine al participio passato -stuprata determina
in chi legge la convinzione della colpevolezza degli imputati, evocando
l’idea che quel fatto sia stato commesso, che non ci sia neppure bisogno di un
processo per accertarlo.
Questa ennesima violazione della presunzione di innocenza fa strame della
Costituzione e genera gravi ed irreversibili danni anticipando condanne che in molti
casi non arrivano mai.
Richiamiamo quindi gli organi di stampa ad un uso accorto e continente del linguaggio
nel trattare temi di rilevanza giudiziaria. Con particolare attenzione a non frustrare
quelle garanzie così chiaramente sancite dall’art. 27 della Costituzione, che neppure
la, spesso invocata a sproposito, libertà di stampa può tentare di offuscare nella
speranza di stuzzicare le pance dei lettori.
I lettori meritano notizie oneste sin dai loro titoli. Il giornalismo deve prima di tutto
adempiere ad un dovere fondamentale in una società democratica: quello di lealtà ai
fatti, perché solo in tal modo potrà farsi strumento di conoscenza nei confronti di
cittadine e cittadini critici, attenti, rispettosi dei dettami costituzionali e guardiani delle
libertà e garanzie di tutti.
Il Direttivo della Camera penale di Livorno
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